Redazionali

Pubblicato il 15/01/2013

Energia ed economia

Come tradurre in valore economico l'energia che ognuno quotidianamente usa?

Incominciamo a tradurre in energia le nostre azioni. Tutte le volte che si compra da mangiare facciamo un acquisto di energia per noi o per i nostri familiari, altrettanto facciamo quando riempiamo il serbatoio dei nostri mezzi di trasporto, ciclomotori, autovetture o altro. Acquistiamo energia continuamente dalle reti di alimentazione delle nostre abitazioni, anche se il pagamento è deferito al momento del saldo delle bollette delle varie società di fornitura o delle fatture di acquisto di legna, pellets o di gasolio.

Gran parte delle nostre azioni quotidiane hanno a che fare con questa fantomatica entità che chiamiamo "energia" e stime consolidate degli ultimi dieci anni ci dicono che, trascurando il fabbisogno fisiologico per il sostentamento del corpo, la gran parte dei fabbisogni energetici sono rivolti alla climatizzazione degli edifici in cui viviamo e lavoriamo. Più esattamente è pari a circa al 35%, mentre il 31% è la quota impiegata per i trasporti ed il 23% è per gli usi industriali a seguire gli altri residuali usi.

Il fabbisogno medio per la climatizzazione di un edificio abitativo è quantificabile in 220 kWh/mqa cioè occorre comperare ogni anno l'equivalente quantità di energia di 22 litri di gasolio per ogni metro quadrato abitato dell'unità immobiliare in questione. Traducendo in termini economici una piccola casa di 80 mq incide per circa 80x22 =1.760 litri di gasolio che al costo di quello per automobili fa 2.816 € all'anno. Questo valore medio è molto alto ed è il risultato del fatto che la maggior parte, circa il 90% degli immobili in Italia è stato costruito prima del 1976 anno in cui è entrata in vigore la prima legge sul contenimento dei consumi energetici in edilizia (L 373/1976).

Diventa ovvio concludere che il miglioramento vero di questa situazione lo si avrà soltanto se, unitamente alle nuove normative per le nuove costruzioni, si otterrà un significativo risultato in termini di riqualificazione energetica del parco degli edifici esistenti. Anche se la normativa italiana in materia è inadeguata e anche se la formazione tecnica italiana pochissimo si occupa di questi argomenti, al contrario di ciò che avviene oltralpe, il problema non è certamente tecnico, cioè come fare a risanare energeticamente, ma il problema è soprattutto economico, cioè come finanziare gli interventi. La caratteristica dell'edificio tipo che necessita di un recupero di efficienza energetica è il condominio con decine di alloggi, costruito nel primo dopo guerra e nei successivi 20-25 anni. Questa tipologia edilizia è caratterizzata da una proprietà frammentata economicamente, socialmente e anagraficamente, quindi con aspettative di vita e prospettive assai diverse, per la quale qualsiasi intervento che imponga un accordo su spese con tempi di ammortamento di 7-10 anni risulta pressoché impossibile.

L'obiettivo può essere soltanto uno: finanziare a costo zero i risanamenti energetici. Questa è la sfida che si deve affrontare sia da parte delle amministrazioni pubbliche che da parte dei privati, ma è anche una delle migliori opportunità per un rilancio concreto dell'economia reale assolutamente da non perdere

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